Il bon ton del Puzzone di Moena :)

Facebook è croce e delizia per molti. C’è chi va, c’è chi viene. Chi si iscrive, chi ne è ossessionato, chi ‘ah, io no mai!’ e poi dopo 2 mesi diventa addicted all’assurdo.
Ebbene per me FB è uno straordinario mezzo per comunicare, scoprire, saggiare e fare nuove conoscenze. Lo uso molto per lavoro e poco per il cazzeggio dei cosiddetti affari miei, nel senso che della mia vita privata non racconto praticamente nulla. Però mi piace molto perché ho la possibilità di incontrare virtualmente persone preparate, simpatiche e  instaurare delle collaborazioni davvero interessanti.
Così è successo con Giorgia Fantin Borghi. Ci siamo scambiate qualche messaggio, ho saputo dalla sua bacheca che è appena uscito il 2° libro ‘Un diavolo per capello’ (sopravvivere alle crisi di nervi di ogni giorno…) e nel giro di qualche minuto eravamo connesse con frasi del tipo ‘mi piacerebbe ospitare una tua rubrica su Un tocco di zenzero, che ne pensi?’ Giorgia mi ha detto subito sì, nemmeno le avessi chiesto la mano :P (il colmo per una wedding planner) !
Ed eccoci qui, con la rubrica di Giorgia Fantin Borghi dedicata al Bon Ton a tavola, con una visione particolare, tra il serio e il faceto, di cosa fare e non fare durante pranzi e cene. Un abc del commensale quasi perfetto  ;-)
Oggi il Bon ton del Puzzone di Moena.

Formaggio, croce e delizia di numerosi amanti della tavola che, tentando di destreggiarsi tra le indicazioni dei gourmet, le ormai onnipresenti intolleranze e la bramosia di un assaggio immediato, si avventano con ingordo desiderio verso il tagliere di queste prelibate leccornie, incuranti dei moniti dell’odiato (e dispendioso) dietologo che sentono riecheggiare nell’orecchio simili al grillo parlante del compianto Pinocchio. Senza contare, ahimè, che vi è pure la questione “galateo della tavola” da tener presente.

Ecco come offrire, mangiare e godere del formaggio in (soli) cinque punti:

1) Tempo – Per poter servire i formaggi gustandone il meglio della loro intrinseca bontà sarà opportuno toglierli dal frigorifero almeno un’ora prima del del consumo, ricordandosi che opere d’arte come il Gorgonzola o il Puzzone di Moena potrebbero togliere temporaneamente a voi, grandi chef di casa, il prezioso dono dell’olfatto. Dato che anche gli ospiti sono certamente dotati di questo senso, spesso tanto bistrattato, sarà bene mantenere i nostri tesori debitamente coperti per evitare subitanei svenimenti da parte di chi non gradisse l’offerta, appena varcata la soglia di casa.

2) Varietà – Siccome, come si è detto, non tutti sono estremamente amanti dei formaggi particolarmente saporiti, se deciderete di offrirli a tavola sarà il caso di prepararne un certo numero (almeno quattro varietà) su di un apposito piatto o tagliere, disposti già in sequenza, dal più delicato al più pungente, anche se a volte ciò è di difficile identificazione.

3) Ad ognuno il suo – Sarebbe auspicabile, anche se a volte poco praticabile, preparare un coltello apposito per ciascun pezzo di cacio, soprattutto nelle situazioni formali. Qualunque sia il vostro momento conviviale cercate comunque di prevederne almeno quattro diversi: uno classico a goccia per aprire i formaggi a struttura granulare (Parmigiano e Grana) uno a lama rigida per i formaggi “duri”, uno più flessibile per quelli a pasta morbida ed infine una spatola per i formaggi molli.

4) Taglio perfetto –  I formaggi tondi si tagliano a raggiera, esattamente come le torte, mentre quelli già presenti in grosse fette si incidono per il lato lungo in modo che ogni commensale riceva una parte di crosta, quando questa è presente. Ricordatevi che, visto che il bon ton della tavola esigerebbe che il formaggio venga servito una sola volta, sarà bene prenderne moderatamente, evitando di mollare al commensale accanto solo i rimasugli.

5) Coltello sì, forchetta ni – Al contrario di come avviene per la maggior parte delle pietanze normalmente il formaggio non si mangia con la forchetta, bensì con il coltello. Se ne taglia un piccolo boccone e lo si appoggia, sempre usando il coltello, su un pezzo di pane che servirà poi per introdurlo nelle nostre capaci fauci. Ciò si rivelerà particolarmente utile per i formaggi morbidi e cremosi mentre per quelli duri, o comunque di difficile gestione, sarà certamente consentito utilizzare la forchetta per evitare che pezzetti del prezioso cibo schizzino veloci come proiettili sulla tovaglia di lino o peggio sulla camicetta della signora di fianco.

Per concludere…Degli abbinamenti non mi è dato parlare. Scegliete pure ciò che più vi aggrada: noci, frutta, marmellate et similia. Personalmente io li preferisco al naturale ma visto che il galateo imporrebbe di gustarli solo a pranzo e non a cena avrete (avremo) molto più tempo per smaltire le calorie accumulate e non piangere poi lacrime… di taleggio!

Giorgia Fantin Borghi

Lo so, sono un po’ vecchio stile… Ma che devo fare? Amo il galateo e quell’antica cortesia che profuma di bon ton, espressione spesso abusata, ma che vorrebbe riportarci ai dettami del saper vivere, ma anche e soprattutto, comportare. Sono autrice del libro “Matrimonio da sogno” con 100 consigli per sposarsi con un tocco di bon ton. Valentina Edizioni. (GFB)

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@la5fettaditorta