Ho conosciuto gli amici dell’Agricola Le Macchie su twitter. Non sono ancora stata a trovarli ma credo che sarà uno dei luoghi che visiterò nella Primavera del 2015. Mi sono innamorata del loro lavoro, del territorio dove vivono, di quello che raccontano giorno dopo giorno dalle loro colline, del fatto che consegnano la spesa a cavallo, una cosa così romantica, almeno per me lo è.
Per questo motivo, ma anche per molti altri ho chiesto a Primiana e Alberto di raccontarsi, in un post che oggi pubblico per me ma anche per voi, per tenere a memoria quali e quanti sforzi facciano le aziende serie, che producono senza utilizzare prodotti chimici, ma solo ed esclusivamente Natura e che seguono il corso delle stagioni e nulla più.
Non esistono programmi come Report, che a mio parere non scrive una bella pagina del nostro giornalismo. Esistono solo uomini e donne che giorno dopo giorno lottano per mantenere sano questo nostro pianeta malato e fanno tanto e per tutto questo io li ringrazio. Di cuore.
Prendetevi tempo e leggete. Ne vale davvero la pena. Grazie Primiana e Alberto.
Agricola Le Macchie
“Novembre quest’anno è arrivato d’acqua e d’erba. Dopo un’inverno pigro, avaro di freddo, e un’estate piovosa, tiepida e fungaiola, l’autunno ha portato altri cieli gonfi di temporali e scrosci.
Non ho mai visto le anatre tanto felici. Nè tanti insetti come quest’anno.
Stiam qui, tra colli e bosco, argilla e sassi, a far vita e cibo.
A novembre si guarda l’annata. Alberi verdi con tutte le foglie, fanno fatica ad acquietarsi. Gli olivi propongono gemme come fosse primavera. Raccolgo ancora melanzane e qualche pomodoro.
Le erbe selvatiche da misticanza sono abbondanti.
Il cardo giallo è rifiorito.
I fiumi esondano, le città si allagano.
Alle Macchie piove, piove, piove.
Le api sono nervose: la temperatura non le mette a inverno, ma tanta pioggia impedisce la raccolta, e i fiori, seppure presenti, non hanno nettare abbastanza.
Con l’anno strano che è trascorso, a Ottobre non abbiam tolto miele: i cibi d’artificio non ci piacciono, nè per noi nè per i nostri animali, e abbiamo preferito lasciar tutto il miele alle api, nell’evenienza di altre stranezze. Abbiam fatto bene.
Una parte d’oliveto è a riposo e l’erba è abbondante, ricca di tante varietà diverse. Quando il freddo arriverà (se arriverà), i cavalli avran pronto il nuovo pascolo.
Metto paglia nei ricoveri dei polli, che possano trovare nidi asciutti e gonfi. Durante il giorno, liberi, trovano tanto cibo: lombrichi, bruchi, scarafaggi, erbette giovani, semini….
Pure le anatre non fanno altro che stare col becco tra le piantine e il fango, o a nuotare nei piccoli stagni pieni d’acqua.
Insieme, fanno un gran lavoro di pulizia intorno alla casa, tra gli alberi da frutta, lungo i bordi degli orti.
Anche se gli alberi ancora non dormono, abbiamo iniziato qualche trapianto. Ogni anno, trapiantiamo una decina di alberi da frutto, ne seminiamo una quarantina e facciamo qualche innesto, su domestico e selvatico.
Però non abbiamo un “frutteto”. Ad oggi, una settantina di alberi da frutto sono sparpagliati intorno alla casa; alcuni ombreggiano l’anatraio, altri gli ingressi della casa, altri ancora si alternano agli olivi, alle ginestre, al lentisco.
AbbiamoLe malattie, gli attacchi parassitari, la morte, non ci spaventano. Son fasi e frasi di un linguaggio x noi affascinante: quello della Natura.
E la Natura, non vogliamo governarla, nè pretendiamo di analizzarla, controllarla, piegarla.
Cerchiamo semmai di conoscerla e aiutarla, cercando di capire cosa è in grado di darci, e cosa, invece, è meglio non chiederle x non essere costretti a interventi costosi, inquinanti e complicati. Anche per questo, non coltiviamo, ad esempio, nè mais nè pesche.
Cercato varietà autoctone ed antiche, come la Rossa Fiorentina, il Fico Piombinese e il Pero Volpino. E poi i frutti dimenticati: i melograni, i gelsi, i carrubi, i giuggioli. Intorno e sotto, crescono le erbe, il finocchietto e la nepitella.
Non “lavoriamo” la terra, nè la fertilizziamo nè facciamo trattamenti. Cerchiamo invece di sviluppare ecosistemi relativamente autonomi e di sollecitare l’autofertilità del suolo.
I boschi intorno ci ispirano e insegnano: nessuno ara, rippa, concima, pota, medica. Eppure, tutto cresce.
Polli e anatre provvedono a interagire col suolo, concimare, far selezione di insetti. Le piante azotofissatrici (sulla, trifogli, ginestre) presidiano la disponibilità di azoto; il fondo erboso trattiene acqua e protegge dal dilavamento degli agenti atmosferici; le piante fittonanti impediscono il compattamento e garantiscono lo scambio di aria e acqua tra gli strati profondi e quelli superficiali; tutto questo incoraggia la proliferazione della vita microbica e micorrizica del suolo, vera ed unica garanzia perpetua di vitalità e fertilità. Su questo abbiamo scommesso.
Animali e piante selvatici sono parte integrante della nostra vita: impariamo a conoscerli e integrarli nella nostra quotidianità e alimentazione.
Insomma, piuttosto che diventar abili trattoristi e/o esperti di trattamenti, abbiam preferito diventare esperti di ecosistemi.
Così per gli animali: i nostri polli son nati qui o giunti in dono, covati e cresciuti dalle loro chiocce, insieme agli altri; son piccoli e volano, capaci di trovarsi il cibo e nascondersi bene. Le anatre sono agili e veloci quanto voraci. I cavalli brucano l’erba e integrano col fieno, liberi nei pascoli che gli proponiamo a rotazione. Le api si nutrono del loro miele, che ci curiamo di lasciar sempre in abbondanza, e di generazione in generazione stanno diventando sempre più abili a mappare areali e fioriture.
Gli orti son tutti a bancali rialzati, e l’acqua non li danneggia.
Orti permanenti, sempre vivi, in ogni stagione, e privi di qualsiasi sostanza chimica. Il suolo loro è sempre coperto, d’erbe o di pacciame, e non lo disturbiamo.
Vale x loro tutto quanto vale per ogni altro ecosistema di cui promuoviamo l’esistenza.
Le fosse livellari che abbiamo scavato e i campi inerbiti per ora stan reggendo gli scrosci.
Dobbiam fare ancora meglio, che se il clima conferma le tendenze degli ultimi anni, l’acqua di superficie sarà sempre di più, e cercherà ogni pertugio x scorrere e scavare. A noi il compito di invitarla e trattenerla dove meglio ci può servire. A pala e piccone, un poco alla volta, come abbiam fatto fin’ora.
Piccolo e piano non fà mai gran danno, e ci dà il tempo di capire se stiam facendo bene.
Così, piano, crescono gli alberi, gli orti, gli animali. E cresciamo noi.
Tra poco andremo a far legna. È con lei che d’inverno ci scaldiamo e cuciniamo. Ogni anno per quello dopo raccogliamo secco e fascine, selezioniamo un pò d’alberi al taglio, ci facciamo le scorte x l’inverno successivo.
L’80% del territorio che presidiamo è fatto di bosco, di macchia mediterranea. Il resto sono pascoli cespugliosi, oliveti, aree miste di frutti e erbe spontanee, vigna, corti di casa, ricoveri per gli animali, strade e sentieri.
Due camere son destinate all’ospitalità agrituristica; son pochi davvero i turisti che s’avventurano fin qui, in mezzo ai boschi, senza piscina e senza televisore, a godere il piacere dei soli suoni di natura, dei cibi schietti, delle passeggiate nella macchia, delle escursioni nel Parco Rurale (è così che abbiam definito l’intreccio di ecosistemi spontanei e non, di paesaggi, di sentieri, di tracce storiche, che costituiscono la nostra realtà)
Per loro raccontiamo, cuciniamo, facciamo insieme.
A loro apriamo le porte di tutto quanto è la nostra vita e questo luogo.
Così, condividiamo i tramonti e le tracce dei lupi, il raglio di Luna che la mattina ci vuole salutare, il pane fatto in casa, la frutta raccolta dagli alberi, l’olio, il miele, la vita delle api, le escursioni guidate, il canto delle rane, la raccolta e la cucina delle erbe spontanee, la cura degli orti, il vino di Alberto….
Così, ci avviamo all’inverno.
Non sappiamo cosa ci aspetta, ma qualunque cosa sia, siam certi che sarà necessaria x noi e x il Pianeta.
Intanto, cerchiam solo di nutrire quanta più vita riusciamo.
Ogni albero adulto che sosteniamo, è un albero in grado di far ossigeno per due esseri umani. Ogni litro di gasolio e ogni prodotto chimico che non utilizziamo, è salvaguardia reale delle risorse primarie di tutti (terra, aria, acqua). Ogni centimetro di terra fertile che riusciamo a creare, ci fà sentire non predatori ma promotori di vita.
Ogni centimetro di terra/aria/acqua che inquiniamo o non riusciamo a proteggere, direttamente o indirettamente, ci fa soffrire, sentir meno degni della bellezza che ci circonda.
Anche per questo collaboriamo con una serie di soggetti e realtà che possano promuovere: 1) resilienza nella comunità locale, come DES, produttori locali impegnati nello stesso viaggio, associazioni e istituzioni 2) conoscenze e competenze per un’agricoltura e stili di vita più sostenibili e naturali, come l’Accademia Italiana di Permacultura (ogni anno organizziamo un corso accreditato di Progettazione in Permacultura) e le Comunità di Agricoltura Biodinamica e Agricoltura Sinergica 3) conoscenze ed esperienze di Natura, come il Polo Ambientale Bassa Val di Cecina e l’Oasi Lipu Lago Santa Luce 4) integrazioni virtuose tra mondo del sociale e mondo dell’agricoltura, come le coop. sociali, i servizi socio-sanitari e i tavoli territoriali di Agricoltura Sociale 5) l’impegno politico: per il riconoscimento delle agricolture contadine, attraverso la Campagna Popolare per l’Agricoltura Contadina, e per la salvaguardia delle Api, attraverso l’impegno attivo nell’Associazione ARPAT 6) la ricerca nutrizionale e gastronomica volta a valorizzare le infinite proprietà dei cibi selvatici o coltivati con pratiche naturali rispetto a quelli coltivati industrialmente, in serra, superraffinati, chimicizzati e supermodificati, eccetera.
(Al di là anche delle valutazioni di impronta ecologica e zaino ecologico, come può una cicoria standardizzata, cresciuta su un suolo sterile, pacciamata magari con film plastico o diserbata, fertilizzata, accanto solo a sè stessa, magari in serra, aver lo stesso sapore e lo stesso valore nutritivo di una cicoria cresciuta all’aria e al sole, senza nessun trattamento chimico, neanche quelli ammessi dal protocollo biologico come il rame, in un suolo vivo e pieno di microrganismi, accanto a prezzemolo, erbe aromatiche e insalate?)
Così, nel silenzio della notte, scrivo.
È un altro modo di seminare.
Qualcuno ci obbietta che il nostro modo di fare agricoltura non garantirebbe cibo x tutti. Purtroppo per questi “qualcuno”, anche le stime della FAO riconoscono che la produzione mondiale di cibo è abbondante, e i nostri problemi sono: 1) la destinazione di molte aree agricole alla produzione di foraggio per i grandi allevamenti e gli allevamenti intensivi o per biomassa o per altri usi diversi dalla produzione di cibo per gli esseri umani 2) lo spreco e il modello energivoro di produzione e consumo, altamente impattante e poco efficiente. Spreco alla fonte, nei sistemi produttivi, spreco in process, cioè lungo la filiera, e spreco ad opera del destinatario finale, cioè nelle case di ciascuno di noi.
La questione non è dunque produrre di più, ma produrre meglio, con minor input di energia, minore impatto ambientale e miglior qualità, per poi imparare a usare meglio.
Avete mai provato il pesto di Cavolo Nero? E la zuppa con le foglie di cavolfiore? I vecchi brodi di verdura, oggi soppiantati da più o meno elaborati e costosi “dadi”, non erano che la cottura delle parti d’ortaggi e di carne “di scarto”: la parte esterna delle cipolle, quella verde dei porri, i torsoli di insalate e cavoli, uno spicchio d’aglio, una manciata di erbe aromatiche. Per chi voleva, le ossa e gli scarti della carne.
Perchè, dunque, gettiamo tutto ciò, aumentando il volume delle discariche, e acquistiamo a prezzi esosi gli stessi ingredienti liofilizzati, con l’aggiunta di un costo energetico e ambientale di produzione enorme?
Misteri del progresso. Che a noi tanto progresso non pare.
Per questo domani non mi interrogherò su quale miglior trattore acquistare, tantomeno su quale prodotto potrà aiutarmi a combattere la mosca dell’olivo, ma su quali interventi ecologici possiamo compiere per aiutare gli ecosistemi che presidiamo a offrirci cibo buono, sano, sostenibile, e per lasciare a chi verrà dopo di noi una terra più ricca e viva e nutritiva di quella che abbiamo trovato.”
Primiana e Alberto
<3 che bello! Sei andata a Macchia?