Da carnevale sembra che sia trascorsa solo una settimana e invece eccoci qui. A festeggiare la Pasqua. Come dice il detto ‘Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi?’
Ho trascurato il blog, ma d’altronde il lavoro richiede impegni e sforzi non indifferenti in questo periodo, per cui perdonatemi e portate pazienza. Tornerò a pubblicare più ricette e consigli da Maggio. Promesso, parola di lupetto!
Intanto vi raccontiamo qualche cosa sulla Pasqua. La parte antropologica, come d’abitudine, è toccata alla cara amica Lucia Galasso. E Lucia, anche questa volta, ci ha regalato uno scritto davvero interessante e importante!
La ricetta è una delle mie preferite di questo periodo. Quando sui banchi dei mercati trovo le erbe di Primavera, le meravigliose erbe delle frittate di Pasqua e Pasquetta (pic nic, tovaglie a quadretti e si spera sole..) Perché come ci racconta Lucia, sia le erbette che le uova hanno un’importanza basilare nella Pasqua sia ebraica che cristiana.
Lucia ci racconta che….Le uova con la loro forte simbologia legata al tema della rinascita, della vita che si rinnova, auspico di fecondità venivano decorate e portate in chiesa per essere benedette prima del consumo. A pasqua si mangiavano soprattutto sode o classicamente associate al pane tramite ricette di torte salate o torte verdi a base di erbette di campo, la torta Pasqualina è la più famosa di queste ricette. Scendendo verso il sud Italia questa viene per lo più soppiantata dalle torte al formaggio composte da uova, pecorino fresco, farina e olio d’oliva.
frittata di erbe di Pasqua
dosi x 4 persone
erbe di Pasqua (misto di erba san Pietro, zucchini selvatici, luvertin, ortiche, cipollina) grammi 400/500
uova codice 0 bio (per me quelle del contadino!!) 4
pecorino toscano bio grammi 40 grattugiato
pesto genovese Rossi due cucchiai
sale&pepe
burro 1889 un cucchiaino
mondare e lavare bene le erbe (meglio se con un cucchiaio di bicarbonato, lasciare a mollo per una mezz’ora). Scolare e lavare di nuovo sotto l’acqua corrente. Togliere dall’acqua e trasferire in una padella capiente (con una parte dell’acqua di lavaggio). Stufare per qualche minuto, fino a quando saranno appassite.
Sbattere le uova con un pizzico di sale, pepe. Aggiungere il pecorino e il pesto, mescolare con una forchetta. Scolare e strizzare bene le erbe, tagliarle fini con un coltello e aggiungerle alle uova. Mescolare.
In una padella scaldare il burro, facendolo girare per bene sul fondo. Versare il composto di uova e cuocere per alcuni minuti (almeno 7/8). Aiutandovi con un coperchio, girate la frittata. Cuocere per altri 7/8 minuti.
Passare in carta assorbente (ma vi assicuro che non ce ne sarà bisogno) tagliare a spicchi e servire subito! :))
Il pesto dell’amico Roberto Panizza aggiungerà una nota aromatica niente male. Da provare assolutamente l’abbinamento!
Lucia Galasso e la Pasqua:
Vi è un lungo cammino fatto di tracce lasciate dai miti e i riti che costellano le tradizioni precristiane che già alludevano profeticamente alla Pasqua. Tra questi spiccano le celebrazioni in onore del greco Adone, del dio babilonese e sirio Tammuz e infine di Mitra. Tutti questi miti primaverili avevano un tema ricorrente: un sacrificio cui succede una creazione-rinascita, simboleggiati dal sole che incrocia e poi supera la linea dell’equatore celeste passando da nord a sud.
La Pasqua celebrata oggi è invece cadenzata dalle fasi lunari, il suo essere mobile è dovuto alla luna: la data di questa festa si ricava dalla domenica successiva al plenilunio che segue l’equinozio di primavera. Il collegamento con la luna è dovuto allo stretto legame che unisce la pasqua ebraica con quella cristiana: quest’ultima venne fondata durante il Pesah (la pasqua ebraica) che si cominciava a celebrare (come ancora oggi) la sera del 14 di nisan, ovvero al plenilunio del primo mese lunare dopo l’equinozio. L’ultima cena si svolse la sera del primo plenilunio primaverile, e così i cristiani fissarono la Pasqua alla domenica successiva alla festa ebraica per sottolineare l’evento fondamentale della Resurrezione.
Prima di analizzare la ritualità gastronomica della Pasqua è doveroso introdurre le usanze alimentari che caratterizzavano i quaranta giorni che la precedevano: la Quaresima. Periodo dedicato proprio alla preparazione fisica e spirituale delle feste pasquali e quindi caratterizzato dall’obbligo del digiuno e dell’astinenza dai cibi più agognati, una vera pena per chi subiva quotidianamente i limiti della scarsezza alimentare. Proprio per questo l’immaginazione popolaresca la raffigurava come una vecchia ossuta e triste, vestita di nero, ecco perché gastronomicamente parlando era descritta al pari con un’aringa in mano.
Era imperativo infatti mangiare di magro, non si poteva mangiare la carne e tutti i grassi animali, neppure i latticini per lo più erano permessi, e delle uova era permesso consumare solo il bianco.
Restavano a disposizione il pane, la polenta e gli ortaggi. Tante verdure, tante insalate, i minestroni (a base d’acqua) e svariate zuppe di magro, fatte di sole erbe, senza condimenti, solo un po’ di olio nelle zone in cui c’era, oppure le farinate di fagioli bianchi, bolliti e setacciati e la pasta coi ceci.
Nonostante questi piatti di mortificazione gli ingredienti utilizzati si integravano sapientemente dando vita a piatti come il caniscione verde napoletano ( base di bietole, olive e acciughe), i ravioli di magro emiliani fino ai sardi culingionis.
I secondi di Quaresima vedendo bandita la carne ammettevano però quella di lumache, e poi naturalmente il pesce. Alimento questo difficile da trovare se non si fosse stati ricchi o abitanti in un posto di mare. In ragione di questo era utilizzato in special modo quello conservato, salato, seccato, affumicato o marinato. Ed ecco che le tavole di riempivano di ricette a base di aringhe, alici, stoccafisso e baccalà.[prima parte]
troverete il documento completo nel PDF allegato: La Pasqua. In totale sono erano più di 1500 battute e nn mi sembrava carino obbligarvi a leggere tutto sullo schermo del pc!
Quindi cliccate, scaricate e buona lettura! Buona felice Pasqua da parte di Lucia e mia :)
… che dire? Buona Pasqua a Sandra e a voi tutti :)
Molto brave, Lucia e Sandra. L’unico appunto che mi sento di fare, dettato più da sensazioni che non da ricerche approfondite, è che secondo me il pesce non era un alimento per ricchi. Il mare abbondava di risorse ittiche. Ovviamente non esistevano sistemi di trasporto veloci e procedure per il raffreddamento e la conservazione degli alimenti, quindi a chi viveva lontano dal mare era precluso il consumo di questo prodotto (altamente deperibile), se non in versione salata, essiccata, affumicata ecc ecc.
Veramente molto interessante … complimenti!!
Buona Pasqua!!!! a tuttoverde anche noi!!!!
p.s.oggi missione su Bologna:)))
Ho appena scaricato il PDF, molto utile ed interessante. Buona Pasqua Daniela.
Buona Pasqua a voi due.
Il secondo di quaresima a suon di lumache è molto interessante.
Mi piace molto la piega che sta prendendo il Tocco…: commistione di persone, di culture, oggi anche di religioni. Melting pot. Come forse sai del significato e delle tradizioni legate al Seder, la tradizionale cena del primo giorno di Pesach, ho scritto sul forum di ideaTRE60. Se ti pare interessante, pesca pure ;-)
Auguri.
Buone le frittate di erbette, in toscana amiamo farle sottili, le chiamiamo appunto frittatine.
Buona Pasqua a te e a tutti quelli che leggono.
Buona Pasqua!
sempre interessante , grazie Sandra e Lucia ! Tanti auguri di Buona Pasqua , un abbraccio !
BUONA PASQUA ANCHE A TE!!!
non sei la sola ad essere super impegnata…ma questa è la vita! c’è sempre troppo poco tempo per riuscire a fare tutto accidenti.
ciaoo!!!
in Sardegna si fanno le frittelle con la borragine e i suoi fiori azzurri
buone le frittate con le erbe :P
Buona Pasqua!
Essì, dai, il periodo di Pasqua coincide proprio con l’esplosione, letteralmente, di tutte le erbe, erbette, fiorellini… macchebbello!!!