La domenica arrivavamo dalla nonna Giuseppina molto prima di pranzo e la casa era già pregna di profumo. Un sottile profumo di salsa di pomodoro, di quella che solo le nonne sanno preparare e tu puoi provare a cucinare centinaia di volte, senza mai nemmeno riuscire ad avvicinarti a quel sapore. Un sapore che sapeva di casa, di Puglia, di un meraviglioso paese che si chiama Minervino Murge che non visito da tanti anni.
Ero ancora bambina quando ci andavo con i miei genitori durante le vacanze estive, subito dopo la scuola, quando ancora ci si poteva muovere senza alcun problema, decidevamo di partire tutti e quattro insieme e via verso sud.
La nonna paterna era l’artefice di alcune delle ricette di famiglia, una per ogni stagione o ricorrenza. A Pasqua per esempio, preparava l’agnello con i piselli e le cipolle e un pizzico di prezzemolo, un sapore particolare, una dolcezza inaspettata data dai piselli, la carne di agnello morbida e succulenta. Pochi ingredienti per lei, ci coccolava con il cibo, non era una donna di molte parole. Le mancava la sua terra e ogni tanto si faceva prendere dalla malinconia e così iniziava a cucinare, tanto da sfamare un reggimento. O quasi.
Le cartellate con il miele, il mosto di fichi o il vino cotto, uno dei dolci che amo. Ricordo perfettamente il sapore di quelle di nonna Giuseppina, il loro sapore, erano uniche.
Ne mangiavo così tante quasi da scoppiare e immancabilmente all’ora di cena non avevo fame e la mamma mi riprendeva. Sempre.
Il sugo con le braciole della nonna era unico e con quello stesso sugo, per tantissimi anni, ci ha condito la sua pasta fatta a mano: orecchiette, strascinati o cavatelli. A volte solo una tipologia, altre volte tutte e tre, si assaggiavano per pranzo e il resto lo si portava a casa. Secche duravano molti giorni nella dispensa. E ogni volta che le cucinavamo era una festa. Cavatelli, orecchiette, sugo, cartellate. I miei ricordi di ragazzina racchiusi in quella piccola cucina, la nonna già un po’ curva per l’età, brontolava con il nonno Arcangelo, non so tra i due chi fosse il più brontolone. Forse lei. Con il suo chignon, l’abito di cotone leggero e il grembiule sempre a posto. Pochi fronzoli, è sempre stata una donna di sostanza. Sono passati molti anni, non è più con noi dal 1989, ma il suo ricordo, il suo tocco lieve sull’impasto, quando creava le orecchiette sono rimasti impressi nella mia memoria in modo indelebile.
E grazie anche a questi ricordi di cucina nel 2013 è nato il mio libro, un modo per raccogliere e tenere vivi nella memoria alcuni momenti della mia vita. La Cucina del Corriere ci ha chiesto di raccontare la nostra Storia di cucina e oggi ho voluto condividere la mia con voi.
per 4 persone
cavatelli (oppure capunti) grammi 380
pomodorini pelati 250 grammi
olive nere q.b.
olio e.v. di oliva
pecorino (se possibile Canestrato pugliese )
aglio 1 spicchio
per la preparazione della pasta: 500 grammi di semola di grano duro, acqua circa metà del peso della semola. Seguire la ricetta dei cavatelli di Ornella di Ammodomio.
La mia nonna paterna purtroppo se ne è andata quando ero ancora troppo giovane e non ho avuto la fortuna di ereditare la sua. Ma la rete serve anche a questo, a condividere le ricette degli amici.
In una pentola capiente mettere a bollire abbondante acqua.
Scaldare due cucchiai di olio e.v. di oliva e lo spicchio d’aglio e le olive in una padella, frullare i pomodorini pelati e aggiungerli nella padella con l’olio e lo spicchio d’aglio.
Aggiustare di sale e macinare poco pepe. Far cuocere per circa 30 minuti.
Aggiungere sale grosso all’acqua per la cottura della pasta.
Cuocere al dente i cavatelli (oppure i capunti)
Scolare, far saltare nella padella con il pomodoro, grattugiare una dose generosa di pecorino, aggiungere un filo d’olio e.v. a crudo e servire subito.
Consiglio: se amate il peperoncino aggiungetene un pizzico alla salsa in cottura.
Abbinamento: Negramaro Rosato di Cantele
Sono sempre stata appassionata di belle storie, soprattutto quelle legate alla cucina. Ora posso leggerne di nuove e rileggere quelle che più mi sono piaciute e mi hanno appassionato negli anni grazie a Storie di cucina, la nuova collana di libri curata da Angela Frenda in uscita con il Corriere della Sera: saggi, biografie, romanzi, tutti dedicati alla gastronomia, con storie davvero speciali ed uniche.
La prima uscita, il 29 Gennaio con il libro di Ruth Reichl, La parte più tenera. Oggi in edicola trovate il secondo volume della collana: Simonetta Agnello Hornby e Un filo d’olio. Tra gli altri volumi in uscita (in totale sono 20): Isabel Allende Afrodita, Gianrico e Francesco Carofiglio La casa nel bosco, Rudolph Chelminski Il perfezionista, Fannie Flagg Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop da cui è tratto l’omonimo film, Michael Pollan In difesa del cibo. Anche il prezzo è interessante, € 7.90.
Post realizzato in collaborazione con La Cucina del Corriere
Meravigliosi ricordi di infanzia!!!! e questo piatto emana un profumo intenso e speciale nonostante la sua semplicità!!! A presto LA
Sei riuscita a farmi venire nostalgia della cucina della mia di nonna… I gnocchi della domenica, le frittelle di Carnevale, le pesche ripiene, la peperonata! Quanti ricordi! Le nonne sono speciali, non c’è niente da dire :)
I cavatelli sono la mia specialità e questa ricetta mi ha entusiasmato perchè originale nel condimento. Ho anche provato nuove salse usando quelle già pronte di tanti gusti. Alcune le ho trovate qui southinitaly.com.
queste sono le ricette migliori, quelle che ti scaldano solo a pensarci e che ti portano indietro nel tempo!
un abbraccio
raffaella
La raccolta del Corriere mi pare molto interessante, come titoli, fra l’altro ignoravo il romanzo di Carofiglio e del fratello in merito, Carofiglio lo leggo per altre tipologie di romanzi. Ah la Puglia, che bellissima terra, vorrei tanto tornarci, e la cucina pugliese per me è un sogno. Questo tipo di pasta è perfetto per i sughi saporiti
oh che meraviglia… sono le storie che più mi piacciono! beh anche i cavatelli raccontano eh…
un abbraccio splendore!