Montagne bianche per metà, una gita sulla neve. Il freddo pungente che blocca qualsiasi movimento del viso, ma che è bello per le soste che possiamo concederci sulle piste: bombardino e calimero, caffè con Vov e intrugli vari. Poco cambia. Anzi cambiano solo le valli, ma le soste sono sempre le stesse.
Poi dopo la sciata, un pranzo frugale, giusto qualcosa per rinfrancare lo spirito e tenere a bada lo stomaco, in attesa della cena, che sarà ricca e sostanziosa. E poi ci sono le patate di Prali, il nido dell’Orso, la cucina tipica della Val Germanasca.. I valdesi.
Un territorio ricco di tradizione e di cultura gastronomica. Quella cucina povera che ora sembra andare tanto di moda. Ho mangiato questo piatto per la prima volta la scorsa settimana a Prali, durante il ponte dell’Immacolata. E conoscendomi bene, curiosa come una scimmia mi sono andata a documentare. Ora lo voglia fare a casa!
La ricetta non è complicata, e si prepara secondo tradizioni diverse, quelle tramandate dalle nonne o bisnonne. Al Nido dell’Orso di Prali per esempio, mettono all’interno dell’impasto anche gli spinaci e il composto è più liscio e regolare. La mia versione, quella tradizionale prevede di grattugiare le patate molto grosse. Per questa operazione mi sono fatta aiutare dalla grattugia della Mum. In pochi secondi e senza alcun effetto sulle mie dita (di solito per la fretta rischio di lasciare mezzo dito sulla mandolina!) 6 patate grattugiate alla perfezione.
Come vi accennavo prima, la Calhetta è un piatto antichissimo della cucina della Val Germanasca e Chisone e varia nella sua composizione da famiglia a famiglia. È da sempre preparato con ingredienti poveri: patate, cipolle e lardo. In alcune versioni si utilizzano le uova o resti di salame e prosciutto o anche carne tritata. In altre veniva utilizzata la farina di grano saraceno (granét).
Curiosità: il nome deriva dalla forma che si da agli gnocchi, che ricorda il fuso che veniva utilizzato per filare la lana. Oltre che con burro e salvia le calhëtte possono essere condite con sugo di selvaggina, funghi o erbe.
Ricetta di Prali- Val Germanasca
patate di Prali (gialle) 6
lardo o pancetta affumicata 100 grammi, tagliato a cubetti
uovo codice 0 1
farina (ho utilizzato 0 integrale)
grissini spezzati
cannella
sale, pepe
per il condimento
burro
salvia
noce moscata
Grattugiare le patate crude con una grattugia a fori molto grossi; mettere in uno scolapasta e fare gocciolare tutta l’acqua; se necessario, spremere ancora usando un canovaccio. Rosolare in una padella del lardo a cubetti, con cipolla; unire alle patate con l’uovo leggermente sbattuto, i grissini sbriciolati e legare il tutto con della farina fino ad ottenere una giusta consistenza. Aggiungere sale, pepe e un bel pizzico di cannella; preparare delle palline poco più grosse di un uovo di gallina, fino ad esaurire l’impasto; far bollire in abbondante acqua per almeno un’ora, fino a completa cottura.
Una volta cotte scolare bene, far fondere il burro in una padella capiente, aromatizzare con la salvia. Condire le calhette e servire subito, con un calice di Ramìe.
Grazie Sandra!!! Questa la aspettavo da quella sera che li hai mangiati a Prali! Da provare immediatamente (o quasi)
Devono essere squisiti!Non conoscevo questa ricetta, da te si imparano sempre cose nuove.
Ciao Daniela.
Acquolina in bocca …..
conosco poco la montagna, questo tuo racconto mi fa apprezzare molto paesaggi e tradizioni lontani dalla mia storia, grazie!
Alessandro!! e certo che mi ricordo neh? :) buon natale carissimo, magari ci vediamo per un caffè!
Daniela, mi fa piacere che le ricette che pubblico siano di tuo gradimento. Amo andare alla ricerca di cose nuove e antiche! un abbraccio
Lizzy, la montagna è meravigliosa! io la amo quasi quanto il mare, in modo diverso :)
Grazie a te cara!
Non conoscevo questa valle, ricetta davvero carina e cartatteristica. Piccola domanda: ma l’uovo quando viene utilizzato?
Un abbraccio
Robertoooooooo, mi sono dimenticata l’uovo!! :D
grazie mille!!
La curiosità di questo piatto, mi ha ricordato che non ho mai assaggiato un ramiè DOC. Il vino di quelle terre..
Adoro le ricette tradizionali, rustiche e semplici.. Sbaragliano sempre tutto: gusto e cuore! Bellissima mi sa tanto che la proverò :)
simone, quello manca anche a me sai? :)
lagonzi, benvenuta e auguri!Le ricette tradizionali piacciono tanto anche a me :*)
Molto appetitose mangiate al nido dell’ orso Prali
Buongiorno da Buenos Aires! Molto bello questo post.
Sono curiosa di questo: “il nome deriva dalla forma che si da agli gnocchi, che ricorda il fuso che veniva utilizzato per filare la lana” <– Mi interessa (per una ricerca che sto svolgendo) capire quale sarebbe il nesso. Calhetta (o qualche parola simile) sarebbe sinonimo di fuso per filare? Chiedo scusa, ma il mio italiano ha tante limitazioni. Questo punto mi sembra importante, perché di solito si lega la parola a "cucchiaio" (culher, cuillère). Grazie mille, saluti dall'Argentina!
Ciao Adriana! immagino che sia per quel motivo, posso provare ad informarmi e capire se il fuso per filare c’entra in qualche modo. Salutami l’Argentina!!
e i grissini??
Nell’impasto con gli altri ingredienti. Era saltata la riga nel testo.