Mele antiche piemontesi Magnana

Si parla tanto in questo periodo di territorio, terroir, spesa sostenibile e potrei andare avanti all’infinito. A volte, girando per i supermercati vedo prodotti nei carrelli, soprattutto frutta, ortaggi e verdure che non vorrei vedere o almeno vedere limitare in certi periodi dell’anno.
So che può succedere di acquistare molto spesso per gola, per comodità, cose che in realtà arrivano da molto, molto lontano e che per raggiungere le nostre tavole fanno km e km, magari prendendo aerei+treni+tir. Senza contare che, la maggior parte delle volte finiscono nei forni per poter raggiungere una parvenza di ‘maturazione’, almeno quella parvenza che permetta loro di essere vendute.
Poi ci sono prodotti che troviamo con facilità sui banchi, in molti mercati e spesso sono prodotti che non mi capitava di vedere da tanto, tantissimo tempo.
Come le mele che vedete fotografate, le Magnana. La Magnana è una cultivar molto antica, tipica della zona del pinerolese, cavourese, ma anche del cuneese (zona limitrofa a quelle appena citate) qui coltivata già dalla fine dell’800.

La pianura pinerolese ( e tutta la zona nei dintorni di Cavour) si è rivelata ricca e fertile, eccellente per lo sviluppo di una fiorente melicoltura, fiore all’occhiello della produzione regionale. I frutti appartengono a otto antiche varietà, quelle delle “Antiche Mele Piemontesi“: Grigia di Torriana, Carla, Runsè, Dominici, Magnana, Calvilla bianca, Buras, Gamba fina.

In Piemonte, la coltivazione dei meli e degli altri alberi da frutto originò alla fine del Medioevo (nei giardini di abbazie e monasteri) ove i monaci si dedicavano alla conservazione e al miglioramento delle varietà spontanee sopravvissute alle invasioni barbariche. Anche quando uscì dai poderi dei conventi, la frutta continuò ad essere alimento riservato alle classi privilegiate fino alla fine del Quattrocento, quando la coltivazione delle mele entrò a far parte dei comuni lavori agricoli. Le mele venivano consumate crude o cotte (spesso con anice o acqua di rose) e le confetture fecero la loro comparsa sulle tavole della nobiltà.

Come potete notare dalla fotografia, i frutti non sono regolari, ne nella forma ne nella ‘perfezione’ della buccia, che è ruvida, irregolare con colore verde di fondo e rosso nella parte superiore: ci sono parecchi difetti, bozzi, qualche vermetto ogni tanto si trova, ma basta toglierli. Il sapore è davvero delizioso. In bocca è croccante, succosa, leggermente acidula ma in ogni caso prevale il dolce.

La prossima settimana un paio di suggerimenti per utilizzare queste fantastiche mele in cucina!

Antiche mele piemontesi