Oggi voglio far parlare Julia, una ragazza argentina che ho conosciuto su Instagram.
Instagram che è diventato, almeno per me, un po’ quello che erano i blog molti anni fa, quando si parlava di tante cose, di ricette, di spezie, di ingredienti, di viaggi.
Sono in questo mondo, tra blog, scrittura e vita online, da quasi 15 anni e credo di aver visto davvero di tutto. Instagram per me è come aprire una grande libreria: posso imparare nuove ricette, ascoltare racconti, vita vissuta e inventata, scoprire nuovi ingredienti e percorsi. Entrare nelle case degli altri, che ogni tanto incontro e diventano amici. Seguo tanti profili ma a me non sembrano mai abbastanza.
Ho scoperto il profilo di Cascina Ceresano seguendo Rantan Farmhouse. Ho scritto di Carol e Francesco su La Cucina Italiana, dopo aver pranzato da loro a metà Settembre. Era da Luglio, da quando avevano aperto il loro ristorante, che volevo andare a scoprire la loro cucina.
Così, seguendo i like e il loro profilo sono approdata sul profilo di Julia e della sua casa che è anche una bella cascina, ci siamo scritte qualche messaggio, ci siamo incontrate (anche se un incontro molto fugace) ho ricevuto in dono il loro Wasabi montanaro, un vasetto di favoloso Cren fatto a mano, un vasetto di brodo (squisito) e una zucca enorme, che proviene dal loro orto. Tutto fatto a mano, prodotti eccellenti.
Mi spiace davvero moltissimo che Julia e il suo compagno non possano vendere i loro prodotti, i soliti problemi burocratici, troppo difficili e complicati da gestire per una realtà così piccola.
Spero tanto che per loro le cose vadano sempre meglio, perché leggere la loro storia mi ha emozionato e mi auguro che sia lo stesso per chi la leggerà.
Vi presento Julia e la storia di Cascina Ceresano e della Biblioteca del Lupo:
Sono Julia, argentina e vivo in Italia da quasi 5 anni.
Cascina Ceresano è un progetto nato 4 anni fa, in Valchiusella, una valle a 50km da Torino. Dopo un anno in montagna nel bosco della Sila (Calabria), abbiamo deciso di trasferirci (in modo ufficiale) in montagna e spostarci verso nord. Abbiamo conosciuto la valle attraverso un’amica, e ci siamo subito innamorati e così, come una “corazonada”, abbiamo sentito che questo era il posto che stavamo cercando.
Finché un bel giorno abbiamo trovato la nostra Cascina!
Ogni Cascina ha un nome e il nome della nostra è Ceresano; ci hanno detto che deriva da Cesan (non so bene come si scriva) che nel dialetto di qua vuol dire ciliegia e significa il posto dove crescono i ciliegi.
In effetti, nel nostro bosco, abbiamo tanti ciliegi selvatici.
Volevamo un posto verde, fuori dalla frenesia della città, con altri ritmi, con spazio per poter coltivare il nostro orto, piantare alberi, dove poter creare e sperimentare nuove alternative di abitare il territorio e la montagna. La cascina fu costruita nel 1904 dalla famiglia Bovio.
È una tipica cascina piemontese con 2 ettari di terra. Quando ci siamo trasferiti la casa era stata disabitata per più o meno 7 anni, quindi potrai immaginare quanto c’era da fare (e quanto c’è ancora).
Con quel poco di esperienza che avevamo fatto in Calabria, ci siamo messi a ristrutturare una stanza e il bagno da soli, provando, guardando tutorial su internet. La casa era piena di cose delle persone che l’avevano vissuta prima di noi e ci siamo divertiti a scoprire e cercare di immaginare un po’ come erano e come era stata la loro vita.
Vestiti, diversi utensili di falegnameria, cose per cucire, resti di telai, gomitoli di filo di canapa filati a mano su un guscio di noce (!), pezzi di stoffa, vecchie fotografie, libri di poesia, utensili da cucina, il Potagè (la stufa a legna), mobili (che abbiamo conservato ed usiamo adesso) e ragnatele giganti che non ho mai visto nella mia vita (non puoi immaginare quanto mi è dispiaciuto toglierli).
Pian piano abbiamo continuato con la ristrutturazione, facendo tutto noi: stuccare i muri, imbiancare, sistemare finestre, riportare a vita vecchi pavimenti di castagno incredibili, impianti dell’acqua, impianti elettrici, stufe, acqua calda con boiler a legna. Con la supervisione di un professionista, abbiamo sistemato il tetto e chiuso il grande balcone con una vetrata. Vorrei sottolineare una cosa, che secondo me è molto importante nel mio percorso: quando ti togli delle dinamiche del consumismo, dove l’unico modo di ottenere una cosa è comprarla, le cose di cui hai bisogno aparecen (lo scrivo in spagnolo perché non so come sia il modo giusto per dirlo in italiano) appaiono. Adesso quando ho bisogno di qualcosa l’ordine dei miei pensieri è: posso trovarlo gratis? Se non lo trovo, posso scambiarlo con qualcuno a cui magari non serve più? Se no, posso comprarlo di seconda mano? È l’ultima opzione è comprarlo nuovo se tutte le altre non sono possibili.
Tutti i mobili li abbiamo recuperati/trovati/scambiati e l’unica cosa che abbiamo comprato nuova è stato il materasso. Abbiamo anche comprato una lavatrice e il boiler di seconda mano, abbiamo pure trovato gratis la vetrata per i 25 mq di balcone. Quindi si può dire che casa è composta di cose recuperate, riciclate e quello è proprio il nostro stile di vita, la nostra vita mejor dicho: non sprecare, creare e aprire porte a nuove dinamiche, provare a costruire quello di cui abbiamo bisogno.
De-costruire la struttura mentale che questa società ci ha imposto e cercare di pensarne nuove.
Fino adesso ti ho parlato di casa nostra come spazio fisico. Usciamo da qui e andiamo fuori. Natura. Lì è il luogo che ha dato origine a tutto: le terra. La terra come spazio fertile, la pachamama, dove il semplice atto di piantare un seme può cambiarti la vita. Ed è proprio quello che mi è successo in Italia, aver fatto un orto mi ha cambiato la vita. Mi ha fato mettere le cose in prospettiva, mi sono sentita poderosa e guardiana della terra, del mio alimento e mi ha fatto capire che qualunque cosa faccia, vorrei sempre avere un pezzo di terra dove poter far crescere il mio alimento. E con l’agricoltura è arrivata la cucina, che era presente dentro di me, ma questa volta è cambiata. È molto diverso cucinare che “cucinare con un orto”. Prima, pensavo a cosa volevo magiare e così andavo a comprare quello che mi serviva e via. Quando hai un orto, ogni stagione ti dice quali saranno gli ingredienti che userai per cucinare. Stai tutto il giorno a pensare nuovi modi per cucinarli ed ogni volta che lo mangi si chiude il ciclo.
È un’esperienza unica. Il frutto del tuo lavoro ha dentro di sé l’energia della terra e la tua, quella che hai messo durante tutto il suo processo. L’amore in ogni seme che hai seminato, la cura. Tutto quello è poi quello che mangi alla fine. E credo che questo sia una cosa che manca oggi e in qualche modo ci allontana dalla natura e da noi stessi. Oggi non sappiamo da dove arriva quello che mangiamo, non sappiamo chi lo ha fatto ne come. Non ha più quella energia e, come conseguenza, non ci nutre più da quell’aspetto. (È una cosa che ho sentito in questi anni) Ho iniziato a leggere della cucina contadina e mi appassiona, ma non solo cucinare con le verdure o la frutta, cucinare anche con la montagna e con tutte le erbe spontanee che ci sono. Tante. E ognuna con la sua storia. È magia.
Abbiamo tentato, in questi anni, di vivere della nostra agricoltura ma è troppo difficile. L’agricoltura italiana non contempla piccole realtà come la nostra, con una estensione di orto di 900mq. Abbiamo provato a dare il salto in diversi modi ma voleva dire investimenti di soldi che non abbiamo. Avevamo considerato la opzione di un laboratorio alimentare per poter fare delle conserve in regola ma la carica impositiva è tanta e sarebbe impossibile per noi, dovremo avere altri lavori per poter pagare i costi e aver anche da vivere, ma facendo così non ci rimane tempo per lavorare la terra (che ha bisogno di tanto tempo e lavoro). Quindi quest’anno abbiamo deciso di farlo solo per consumo personale e qualche amico.
Questa è un po’ la nostra storia, scusa se ho scritto tanto ma quando parlo di casa mi lascio prendere e mi emoziono un po’ :)
Volevo anche raccontarti che quest’estate in valle è nata la “Biblioteca del Lupo” (la trovi su Instagram) un progetto iniziato da cari amici al cui ci siamo subito aggiunti: è una mini biblioteca indipendente a Traversella, con sala di lettura, libri in consultazione, in prestito e offerta libera, che voleva affrontare un po’ la tematica del ritorno del lupo nelle nostre montagne e cercare di parlare, non solo come quello che uccide i “nostri” animali (pecore, mucche, capre, ecc), se non come una parte fondamentale del’equilibro del nostro ecosistema. Abbiamo una bella selezione di libri sul lupo, ma anche su altre tematiche (animali, montagna, la Valchiusella, saggi, ecc)
Spero che l’amore e la emozione che sento per questo possa sentirla anche tu quando leggi le mie parole. Scusa se non è scritto in modo corretto, devo ancora imparare bene e costruire orazioni in italiano ;)
Grazie Sandra! Un abrazo
Julia
quanto trovo affascinanti queste storie. E poi di stimolo! Decidere di buttarsi in un nuovo prgetto, lontano da casa e dalle proprie abitudini ha sempre un che di magico. Che bello costruire il proprio mondo con le proprie mani. Un bocca a lupo a questi ragazzi!
Cara Julia se già a pelle mi sei subito piaciuta, leggendo la tua storia, ti apprezzo ancora di più. Dalle tue parole dalla cura con cui ha ridato luce alla tua casa dall’amore con cui nutrice ti nutri della tua terra risplende tutta la magia della forza di una donna straordinaria. Continua così, abbraccio. Silvia