I viaggi a Parigi sono sempre troppo brevi. Dovrò decidermi un giorno o l’altro ad affittare un petit studio e restarci almeno 15 giorni, giusto per entrare nel mood parisien e non uscirci dopo solo 72 ore! Insomma, per me a Parigi bisognerebbe andarci una volta al mese, ecco.
Parigi è un po’ come Venezia: o la ami o la odi. Non esistono sfumature di grigio sottile per questa città e ovviamente io la amo da sempre, dal primo viaggio fatto con la classe nelle superiori, organizzato dal nostro professore di storia dell’arte nel lontanissimo 1986. La meta era il Louvre e tutto ciò che avesse a che fare con l’arte (dal Centre Pompidou, passando da Les Puces de Paris per finire al Musée Rodin).
Ora ci torno per viverla, respirarla e innamorarmi ancora di più se possibile, camminando per le strade senza una meta, solo per il piacere di essere li. Quest’anno altra tappa breve, quasi 3 giorni ma avendo la fortuna di avere il TGV che passa quasi sotto casa, in poco più di 5 ore siamo alla Gare de Lyon e in pieno centro. Da Torino direi che non è niente male.
Per dormire nessun hotel all’ultimo grido, ma una graziosa chambres d’hotes ( o B&B se preferite) a Montmartre, il minuscolo Au Sourire de Montmartre che con le sue 5 camere ci ha fatto immergere in una perfetta atmosfera d’altri tempi, a due passi dalla stazione della metro Jules Joffrin, situato in Rue Du Mont Cenis, la strada che porta dritta alla basilica del Sacro Cuore.
Dicevo.. un viaggio di puro piacere, alla scoperta di luoghi nascosti della Ville Lumiere, compresi un paio di nuovi bistrot e un ristorante, che avevo segnato in agenda da qualche mese: il Terroir Parisien del pluri stellato Yannick Alleno, il bistrot di Philippe Starck, Ma Cocotte (che ho ahimè mancato la domenica a pranzo, siamo arrivati al mercato delle pulci troppo presto!) e restaurant Chatomat, con due bravi e giovani chef in cucina: Alice Di Cagno, italo brasiliana e Victor Gaillard, che credo non arrivino a 60 anni in due, e Chatomat premiato dalla Guida Le Fooding nel 2012 come migliore nuovo ristorante di Parigi.
(Per il 2013 un altro giovane e bravo italiano in vetta alle cucine parigine, Simone Tondo e il suo Roseval, per il quale dovrò tornare presto :)).
D’altronde per la sottoscritta non poteva che essere anche un viaggio alla ricerca di nuovi sapori.
Iniziamo da Terroir Parisien: uno chef con 3 stelle michelin, un progetto nato circa due anni fa per salvaguardare la biodiverità locale e riscoprire antichi valori e prodotti del territorio parigino, dal progetto un libro di ricette e una guida preziosa e ricca con tutti i produttori che servono chef Alleno, il tutto grazie anche al lungo lavoro di ricerca effettuato in collaborazione con Jean-Claude Ribaut (critico gastronomico di Le Monde). Ho acquistato il libro di Alleno nel 2010, grazie ad un’amica parigina (mercì Binouche!), dopo aver assistito al laboratorio al Salone del Gusto dello stesso anno. L’onda della bistronomie francese pare inarrestabile: solitamente piccoli locali, con materie prime di alto livello e prezzi rapportati e soprattutto umani, la fanno da padrone. Il capostipite di questa nuova leva è sicuramente Yves Camdeborde con il suo Comptoir du Relais. N.b.L’ho volutamente saltato poiché dopo aver telefonato per prenotare mi risposero che, purtroppo, nel fine settimana il bistrot non accettava prenotazioni. Ti presenti e aspetti che si liberi un tavolo. Così non ho voluto rischiare di restare senza cena il sabato sera :)
Menù improntato su prodotti del terroir parisien appunto, sapientemente trasformati dalle mani degli chef della brigata di Alleno. Su tutto la terrina di fegatini di volatili e la zuppa di crescione con creme fraiche e per chiudere (per voi che amate i dolci) il profiteroles. Il prezzo? Per essere a Parigi, di sabato sera, 100 euro per due persone, con 2 entrée, 2 piatti, 1 dessert, 4 calici di Chateau La Rose Bellevue– Gran Vin de Bordeaux (Sauvignon Blanc e Merlot Cabernet Sauvignon) e caffè. Promosso sicuramente. Suggerirei al personale in sala di essere un pochino più morbidi, anche se il servizio era impeccabile.
Domenica sera prenotazione da Chatomat (fatta qualche settimana prima di partire!), situato al n°6 di Rue Victor Letalle (nel 20°) raggiungibile come la maggior parte dei locali parigini, in metro. La fermata è Menilmontant.
Pochissimi tavoli per i 24 coperti dello Chatomat. Ambiente raccolto, luci soffuse e commensali educati e poco rumorosi, fanno acquistare da subito parecchi punti a questo ristorante. Con la cucina di Alice a Victor a riscaldarci gli animi, ci siamo innamorati definitivamente. Da segnare assolutamente in agenda se avete in programma un viaggio a Parigi. Sapienza e costruzione nei piatti, abbinamenti a volte azzardati, ma che vi sorprenderanno per eleganza e maestria nella lavorazione delle materie prime, per lo più semplici. Il mio colpo di fulmine? Capesante crude, con patate affumicate e coulis di crisantemi. Avete letto bene. Crisantemi. Le foto purtroppo sono venute male a causa della poca luce (a volte mi dico per fortuna, così posso godermi la cena in tutta tranquillità).
Come potete vedere dal menù qui sopra, prezzi assolutamente onesti per la qualità e per la preparazione, accurata e sapiente. Di secondo abbiamo ordinato un’entrecote con zucca, radicchio caramellato e salsa allo scalogno ed estragone e un merluzzo stufato con zuppa di pesce e costine con insalata di finocchio. Vi sembreranno piatti normali o semplici, ma vi assicuro che non lo sono. Anche per questa cena abbiamo preferito abbinare due calici di vino a ogni piatto: Borgogna Bianco Chitry 2010 Constance, un rosso- Domaine de Vieux College e un Syrah D’Ogier. Per dessert babà al rhum con insalata di ananas tiepido e marron glaces, semplicemente delizioso nei contrasti al palato.
Anche per Chatomat prezzo in linea con la qualità dei prodotti e delle materie prime, 105 Euro in due.
Non vedo l’ora di tornare a Parigi per andare a cercare altri luoghi di cui innamorarmi perdutamente, per poi poterveli raccontare.
P.s. Se cercate info in più su dove dormire date un occhio alla pagina di Grazia qui sotto :)
Parigi è veramente molto bella e ultimamente sta diventando anche veggie-friendly… incredibile, no? ;-)
Miret la amo, senza riserve! :) E anche in fatto di veggie food non ha nulla da invidiare a molte altre città.
A presto!
Completamente sedotta anch’io :)
Marina, a chi lo dici :-)
infatti, bisognerebbe andarci tutti i mesi! tra l’altro in treno è comodissimo, niente problemi di peso al rientro!
ciao!
Grazie per questo bellissimo post. Partirò per Parigi a febbraio, se non avessi prenotato l’hotel sarei sicuramente andata a Au Sourire de Montmartre, vuol dire che dovrò tornarci. Grazie per i consigli, li seguirò tutti e ti farò sapere.
Buona epifania
Adri (Ric da 4)
Ciao Sandra,
vedo con piacere che i tuoi ‘viaggetti’ continuano! Sono d’acordo con te, Parigi è una di quelle città che ami od odi…ma di solito è impossibile non rimanerne sedotti.
Ad ogni modo passavo per lasciarti i miei auguri per un felice 2013!
Un abbraccio,
Nadia – Alte Forchette –
Bel post. Anche se non sono obiettivo: come te sono innamorato di Parigi, una città dove mi trovo sempre a mio agio :-)