Prima della settimana in Alta Badia per seguire l’evento Care’s, mi sono presa un sabato di riposo tutto per me: partenza in treno da Torino abbastanza presto, per raggiungere Trento all’ora di pranzo.
Preziosa pausa pranzo con l’amica Elena, Comida de mama, chiacchiere fitte fitte, tra due amiche che non si vedevano da molto tempo, due passi nel centro di Trento, città dall’allure nordica e austera, ricca di storia e di palazzi d’epoca, ma anche molto moderna e all’avanguardia.
Un bagno rilassante e una sauna rigeneratrice in hotel, prima di uscire a cena, mi attendeva una serata memorabile alla Locanda Margon, in cucina Alfio Grezzi e la sua brigata, freschi della seconda stella michelin.
Era da tempo che attendevo l’incontro con Alfio Ghezzi, uno chef che ammiro e che conobbi anni fa, che ho ritrovato nel 2013 a Lyon: ultimo italiano a partecipare al Bocuse D’Or, la dice lunga sul suo carattere e soprattutto sulla sua preparazione e conoscenza/competenza della gastronomia, delle tecniche di cucina, ma anche della sua creatività. Alfio all’epoca partecipò alla competizione assieme al suo secondo, Sebastiano Cont, che ora ho saputo, ha aperto un ristorante tutto suo. In tempi di superstar televisive e giovani appena usciti dall’alberghiero che pensano di potersi comportare con sufficienza, Alfio Ghezzi riesce a stupire creando piatti solidi, di struttura non eccessivamente complessa (che a volte ti siedi al ristorante e non capisci cosa hai nel piatto) ma che denotano sapienza e conoscenza della materia prima, il saper trattare nel modo giusto ogni ingrediente, a partire dalla selezione fino alla composizione del piatto, passando attraverso cotture, fondi, erbe aromatiche.
Mi sono affidata alla scelta dello chef, cosa che faccio sempre quando assaggio per la prima volta la cucina di un ristorante: voglio scoprire i piatti mano a mano che vengono pensati e preparati, una continua sorpresa, un vero e proprio viaggio attraverso il territorio, la creatività, la scelta di un particolare ingrediente. Sul sito potete sbirciare il menù, proposto in versione degustazione o alla carta.
A fine cena ho chiesto il segreto della cottura della pasta allo chef, che a suo dire si può preparare senza alcuna difficoltà anche a casa. Il piatto, INSOLITO TRENTINO spaghetti Monograno Felicetti, Trentingrana, extravergine Uliva e Ferrari Perlé, una cottura inusuale della pasta: il vino viene ristretto e unito ad un fondo, un brodo più concentrato, la pasta viene finita di cuocere e mantecata in questa crema molto aromatica.
Non so se mi cimenterò, ci sono piatti che è giusto assaporare dove sono stati creati, fanno parte di un ricordo ben definito e mi viene difficile estrapolarli dalla visione d’insieme.
La cornice naturale delle vigne ricoperte di neve, l’aria frizzante, l’accoglienza perfetta in Locanda, accoglienza affabile, cortese ma mai eccessiva, fanno di questo ristorante un luogo unico.
Vorrei tornare in Primavera e fermarmi a chiacchierare con Alfio e la sua brigata per più tempo, magari mangiando all’aperto, ammirando la città di Trento dalla collina. Da lassù si gode di una magnifica vista. E poi assolutamente da non mancare la visita a Villa Margon, villa rinascimentale che racchiude affreschi originali dell’epoca, che si sono così ben conservati da non avere bisogno di restauro.
L’agenda per la bella stagione si infittisce di impegni, ma due giorni sono giù spuntati sul calendario, tra la visita alla Villa e un pranzo in Locanda. Magari ci arriveremo in moto, che resta sempre il nostro mezzo di locomozione preferito.