befana

Cari amici, dopo le festività natalizie, al capodanno, tocca pensare alla Befana.. Credo che non molti tra di voi siano a conoscenza della storia, delle tradizioni che si celano dietro a questa festa.
Anche io sono rimasta sorpresa quando Lucia Galasso mi ha inviato la scheda relativa alla vecchina più famosa del mondo, la nostra amata Befana :)
So che è un post molto lungo, ma credo che la lettura sia davvero ricca ed interessante. Quindi preparatevi una bella tazza di the, accomodatevi sul divano e godetevi la lettura. Lucia ed io vi auguriamo un bun anno. Che il 2011 sia ricco di belle cose, incontri affascinanti e tanti amici..e naturalmente, tanto buon cibo!

L’Epifania, nella religione cristiana occidentale, celebra la manifestazione di Dio in suo Figlio, ai Re Magi e all’umanità. Ma inizialmente questa festa, nata nel Vicino Oriente intorno al 120-140 d.C., celebrava il battesimo di Gesù. Solo intorno al IV secolo la festa dell’Epifania si diffuse in Occidente e all’inizio del V secolo fu adottata a Roma.
Nelle zone rurali, la notte dell’Epifania è considerata una notte magica e si racconta che gli animali parlino nelle stalle e nei boschi. Un proverbio infatti afferma che “la notte di befana nella stalla parla l’asino, il bove e la cavalla”. Per questo motivo si dice che alla vigilia dell’Epifania i contadini governino senza risparmio le loro bestie per evitare che nella magica notte dicano male del padrone o del loro custode.
Vari sono gli aspetti che assume questa festa, e altrettante sono le usanze che in Italia ne riflettono i significati.

Tra queste ricordiamo il Rito della Stella che si svolge a Sabbio Chiese, in provincia di Brescia. Nella tarda serata un coro di giovani, accompagnato da un’orchestrina, esegue il “canto della stella” e un cantore regge per mezzo di un’asta una stella di carta a cinque punte illuminata all’interno. In passato i tre cantori principali si vestivano da Re Magi e il coro di giovani passava per le vie del paese sostando sulla porta di ogni casa, rievocando la nascita del Bambin Gesù e la venuta dei Magi stessi, guidati dalla stella, con i loro doni. Al termine del canto i giovani raccoglievano mance e doni in natura che servivano poi per la cena in comune a tarda notte, a base di polenta taragna. Il “canto della stella” è un esempio delle classiche befanate, un tempo molto diffuse nei paesi e durante le quali gruppi di contadini correvano per le vie del paese, di casa in casa, cantando “la befana” con canzoni dette di questua perché, finite le strofette, chiedevano e ottenevano doni alimentari.
Prima che si affermasse l’usanza di scambiarsi i regali natalizi, erano i Re Magi a consegnarli, in ricordo dei doni offerti al Bambino per eccellenza. Oggi assistiamo a uno sdoppiamento: Gesù Bambino porta i regali importanti mentre una figura non bene inquadrabile nella tradizione cristiana, la Befana, porta piccoli doni e il carbone a coloro che non si sono comportati bene nell’anno appena trascorso.
La Befana, nell’iconografia tradizionale, appare come una vecchia dai tratti ferini e gli occhi di brace, che abita – secondo la leggenda – nelle caverne sotto le montagne. Una volta l’anno, la notte tra il 5 e il 6 gennaio, esce inforcando la sua scopa all’incontrario (per sottolineare che non è una strega), e scende per la cappa del camino per portare doni ai piccoli che sono stati buoni e carbone a quelli capricciosi. E’ una figura misteriosa la Befana, che può diventare addirittura pericolosa se non si rispetta la sua invisibilità: chi incautamente la sorprendesse nell’atto di lasciare doni incorrerebbe in gravi pericoli.
Tanti sono i nomi con i quali è conosciuta in Italia, come la Vecia, la Stria, la Rodosega. Comunque sia, questa vecchia misteriosa e inquietante che appare alla fine del periodo di transizione fra vecchio e nuovo anno non ha nulla a che fare con l’Epifania, tranne nel nome, che è un’aferesi (caduta di una vocale all’inizio di una parola) del latino Epiphania, trasformatasi nel tempo in Befana: tentativo evidente di cristianizzare l’inquietante personaggio femminile trasformandolo nella personificazione femminile della festa. Così la Befana altro non diventa che un’immagine di Madre Natura che, giunta alla fine dell’anno invecchiata e rinsecchita, assume le sembianze di una Befana e prima di morire offre dolciumi e regalini che sono, simbolicamente, i semi, grazie ai quali riapparirà nelle vesti di giovinetta Natura. Tra i doni della Befana vi è la frutta secca, che tradizionalmente ha avuto valore sacro e apotropaico, tant’è vero che nel mondo romano era considerata un regalo di buon auspicio. Quanto al carbone, oltre a esprimere la valenza di energia latente e del fuoco celato, era considerato un amuleto, un vero e proprio dono magico che aiutava a cacciare malanni e disgrazie. A Roma questa festa è sempre stata particolarmente sentita. “Er giorno de Pasqua Bbefanìa, che vviè a li 6 de gennaro da noi s’aùsa a ffasse li regali” così scriveva Giggi Zanazzo circa ottant’anni fa in Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma “ma ppiù ddte tutti s’aùsa a ffaje a li regazzini
[…] oltre a li ggiocarelli, a questi, s’aùsa a ffaje trovà a ppennolone a la cappa der camino du’ carzette, una piena de pastarelle, di fichi secchi, mosciarèlle, e un portogallo e ‘na pigna indorati e inargentati; e un’antra carzétta piena de cennere e ccarbone pe’ tutte le vorte che sso’ stati cattivi”.
A Roma vi era l’usanza di lasciare, la vigilia del 6 gennaio, parte della cena dei bambini alla Befana, in particolare la ricotta perché lei era sdentata e doveva mangiare cibi che non si masticassero.
Si diceva che la Befana abitasse a due passi da piazza Sant’Eustachio, in una fantastica via della Padella 2, e infatti in quei giorni di festa piazza Sant’Eustachio e piazza de’ Caprettai con le vie che vi confluivano si riempivano di bancarelle, dove si vendevano dolciumi, giocattoli e pupazzi della Befana talmente brutti da spaventare i bambini. Poi la fiera di Sant’Eustachio venne trasferita in piazza Navona, e anche la Befana traslocò sull’altana di palazzo Doria Pamphili. Sotto, ancora oggi, impazza il carnevale dei bambini all’insegna di giocattoli e dolciumi, ma se stiamo attenti, in sottofondo possiamo ancora ascoltare una delle tante canzocine che intonavano i bambini alla Befana:

La Befana riccia riccia
tutta quanta inanellata
scende giù col Bbefanino
da la cappa del camino.
Va dicendo a le ragazze:
Siate bbone, non siate pazze.
‘Na ragazza impertinente
nun voleva fare gnente
la bbefana la portò via
ar paese della Befania.

Testo a cura di Lucia Galasso
immagine tratta dal sito salentotravels.com